Osservo il fuoco dentro di noi.
Di fronte al fuoco siamo timorosi, non sappiamo mai come e quanto possiamo avvicinarci, almeno che non sia lui stesso ad invitarci a farlo…
Il fuoco soffre per questa responsabilità, perché sente che con la sua forza può anche allontanare invece di unire, capisce che può anche distruggere invece che costruire.
Questo è il suo compito: creare lo spazio e le condizioni più adatte per avvicinare e realizzare ciò che desidera, incenerire ciò che vuole essere trasformato e rinascere.
E questo richiede tanta, tanta comprensione, tanto, tanto discernimento, tanta attenzione, ascolto, presenza e capacità di guardare sia dentro che fuori di sé, guardarsi in profondità.
Il fuoco chiede di lasciarsi andare e allo stesso tempo chiede di avere totale presenza.
Si perché il fuoco desidera espandersi col suo fluire e contemporaneamente cerca e ha bisogno di materia, corporeità, di spazio e fisicità per manifestarsi nella totalità,
Vuole muoversi in una danza di fusione, vuole unirsi con chi si lascia incontrare ed attraversare.
Ma quando ad incrociarsi sono due fuochi, la paura più grande è proprio quella di fondersi totalmente, di perdere ogni singolo aspetto di sé.
E mentre per lo spirito diventa espansione, per il corpo diventa paura.
Metallo che si liquefà.
Ma è proprio questa fusione materica, che fa sì che lo spirito si liberi e si espanda…
Tuttavia allo stesso tempo e a lungo andare, quando due fuochi si fondono, da una parte creano espansione, dall’altra potrebbero iniziare a perdere quel nutrimento materico che necessitano per continuare ad ardere, iniziando così lentamente a spengersi, come il fuoco che arde la legna che ad un certo punto ne richiede dell’altra, altrimenti finirà per spegnersi.
Questo è proprio quello che il fuoco non vuole, cioè morire…
E come possono due fuochi incontrarsi senza poi morire?
Il fuoco vuole vivere, per questo cerca e ricerca continuamente…
Cerca fino a quando non trova e quando trova la materia, si sente di fronte ad una soglia dove c’è il tutto o il niente…
E quindi come procedere e cosa scegliere, tra il tutto o il niente?
Il fuoco sa dentro di sé il suo potenziale e sa che può fare anche male.
Allora che fare? Vivere nella mediocrità o darsi e morire totalmente?
Al fuoco piace stare nell’attrazione, nel magnetismo. E più una cosa è lontana, più desidera attrarla, creando un gioco di potere.
Al fuoco piace il potere…
Potere che da una parte stanca, ma dall’altra fa sentire vivi.
Diventa come una ossessione, confusione che fa perdere la presenza…
E invece ciò che è necessario è essere presenti e allo stesso tempo fluidi, per creare le condizioni, affinché si possa manifestare il giusto equilibrio e venga stabilito un contatto, una connessione, un’espansione, che riaccenda passione e renda veramente vivi.
Stefano Artenzioli ©️